La storia della modella brutta tra le modelle di Gucci, il caso Armine Gucci, dovrebbe farci riflettere su qual è il vero significato della bellezza.
Armine non è la classica modella, forse nemmeno una ragazza che vi aspettereste di trovare tra le modelle di Gucci, ma lei è tutto questo, e non solo.
Viso leggermente asimmetrico, sopracciglia folte e nere, orecchie un po’ a sventola e naso importante. Questa è Armine Harutyunyan, una ragazza di 23 anni che si è guadagnata il soprannome di “modella brutta”.
Armine ha debuttato nel mondo delle sfilate nel 2019, sfilando con le altre modelle di Gucci durante la Milano Fashion Week, per la collezione SS20 di Gucci. In seguito è diventata anche volto della campagna del brand.
“Il mio primo show in assoluto è per Gucci. È davvero un sogno. Grazie mille per questo incredibile show di cui sono felice di aver fatto parte“, scriveva entusiasta la giovane modella sul suo Instagram.
Armine è stata inserita tra le 100 donne più belle del mondo. Questo ha portato moltissimi haters a scrivere commenti poco piacevoli sui social. La “modella brutta per eccellenza” è stata la definizione più gentile che le è stata rivolta online. C’è chi l’ha definita “cesso a pedali”, “inadatta per lavorare nella moda” e chi persino si è spinto a creare un meme con la sua foto, aggiungendo la didascalia “uscireste a cena con lei?”.
Ovviamente, questo evento ha scatenato un dibattito sulla bellezza e sui criteri che la definiscono, dentro e fuori il mondo della moda.
Sui social, in modo particolare su Twitter, l’hashtag Armine Gucci è stato tra quelli in tendenza subito dopo l’hashtag “Chiara Ferragni” per il suo post contro l’omofobia.
Le ragazze scelte per diventare modelle di Gucci, almeno negli ultimi anni, non rispettano i canoni di bellezza tradizionali. Basta pensare alla campagna per rossetti con il “sorriso imperfetto” della modella Dani Miller, o alla scelta di una modella con la sindrome di Down per Gucci Beauty.
Questo perché nel mondo della moda esistono diversi generi di bellezza. C’è quella convenzionale, fatta di tratti armonici che risultano indubbiamente belli. E poi c’è quella particolare e alternativa, che nella moda è utilizzata soprattutto negli shooting di haute couture e in alcune campagne pubblicitarie.
Che sia fatto per reale inclusività o per strategia di marketing, la body positivity è ormai sdoganata nella moda. Ma allora perché non lo è nella vita reale? Al di fuori delle pagine patinate delle riviste modaiole, le imperfezioni non sono accettate e, ancor più grave, sono derise.
Non bisogna essere ipocriti: come esiste il bello, esiste anche il brutto e, se tutti hanno diritto ad un’opinione, nessuno ha il diritto di giudicare.
Saranno in pochi a dire che Armine Harutyunyan è bella, e va bene così. Non va bene, però, creare meme offensivi e scendere nella volgarità, invece che dire semplicemente “non mi piace”. La giovane modella non rientra nei canoni estetici moderni, ma allora dovrebbe rifarsi il naso solo per appagare il senso estetico altrui? Chi lo dice che dobbiamo avere tutti lo stesso naso, le stesse labbra, gli stessi zigomi?
Non rientrare in un certo prototipo di bellezza spesso significa essere scherniti e pressati per diventare ciò che non si è.
Il body shaming – l’atto di deridere una persona per il suo aspetto fisico – probabilmente esiste da quando è nato il mondo. Per esempio, già durante il Rinascimento, Agnolo Firenzuola descrive i canoni di bellezza dell’epoca e come le donne seguissero delle “ricette” per assomigliare a quel modello.
Ecco un estratto del suo trattato “Dialogo delle bellezze delle donne”:
“La donna, per essere definita bella, deve avere: capelli folti, lunghi e di un biondo caldo che si avvicini al bruno; la pelle deve essere lucente e chiara, gli occhi scuri, grandi ed espressivi, con un tocco di azzurro nel bianco della cornea; il naso non aquilino; bocca piccola, ma carnosa; mento rotondo con la fossetta; collo tornito e piuttosto lungo; spalle larghe, petto turgido dalle linee delicate; mani grandi, grassocce e morbide; gambe lunghe e piedi piccoli”.
Da allora sino ad oggi i riferimenti estetici sono cambiati più volte, ma rientrare nella descrizione “del momento” risulta difficile oggi come allora.
A differenza dei secoli scorsi, però, oggi sfuggire alle critiche è quasi impossibile grazie ai social network. Il body shaming 2.0 è quello che avviene sui canali virtuali ed è più implacabile e tagliente che mai.
Per 99 persone che non troveranno Armine bella, o la considereranno solamente come la modella brutta di Gucci, ci sarà sempre qualcuno che verrà colpito dai suoi tratti non convenzionali e che troverà del fascino nella sua asimmetria e nel suo sguardo.
E per qualcuno Armine è già bella, anzi, è tra le 100 donne più belle del mondo, che voi siate d’accordo o no.
Editor della sezione moda
Colori, strass e brillantini sono la mia passione. Amo visitare i mercatini dell'usato per cercare capi di abbigliamento vintage.
Artwave © 2021 - P.IVA 0123456789 - Privacy Policy - Cookie Policy - Redazione