Domenica 14 maggio noi di Artwave ci siamo recati alla mostra Cross the Streets allestita presso il MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, durante la quale abbiamo avuto anche la possibilità di assistere gratuitamente alla proiezione del documentario “Dismaland – la giostra crudele di Banksy” (2015) prodotto da Sky Arte HD.
Dal 14 maggio, infatti, sarà in programma la Sky Arte Arena: un ciclo di proiezioni, i cui ingresso è gratuito per il pubblico in possesso del biglietto di ingresso alla mostra, dedicate alla street culture all’interno dell’auditorium di Odile Decq: dieci appuntamenti realizzati in collaborazione con il canale satellitare Sky Arte HD (canali 120 e 400 di Sky), fra cui, il già citato Dismaland, Graffiti a New York e Ronnie Cutrone – Everything is a cartoon for me.

Ingresso a Dismaland
Fonte: beststoriesonline.com
Dismaland è stata un’installazione artistica temporanea, realizzata da Banksy dal 21 agosto al 27 settembre 2015. Situata in riva al mare presso il Tropicana, un lido ormai abbandonato nella località turistica di Weston-super-Mare nel Somerset, in Inghilterra, l’opera si presentava come un “parco divertimenti anti-Disneyland”. Banksy lo ha descritto come un “parco tematico non adatto ai bambini”. L’artista, oltre a finanziare la costruzione della mostra, vi contribuì con la creazione di dieci nuove opere.

Weston-super-Mare
Fonte: wikiwand.com
Per accedere al parco era necessario superare dei finti controlli di sicurezza, eseguiti però con estrema serietà. Dagli oggetti di perquisizione al metal detector, tutto è fatto di cartone, ma gli addetti alla sicurezza e gli animatori del parco prendono molto sul serio il loro compito: tutti loro, infatti, sono obbligati a non sorridere per nessun motivo e ciondolano come degli zombie, facendo dispetti ai turisti innocenti.
L’idea di Banksy è quella di realizzare un vero e proprio mondo alla rovescia, dove le regole sono l’eccezione e l’eccezione è la regola.
Gli altoparlanti diffondono una musica deprimente e all’interno del parco, lo staff vende palloncini con scritto sopra “Io sono un imbecille”, sono presenti oggetti senza senso (ritratti presi di spalle, panchine dove è impossibile sedersi a mangiare), nonché opere e sculture di forte denuncia sociale. Troviamo, infatti, il classico gioco da fiera come la “pesca delle papere”, trasformata in uno spettacolo macabro e inquietante, con un cormorano intriso di petrolio, un percorso di mini-golf che si snoda fra barili di petrolio e rottami, il teatro dei bambini che parla di pedofilia e del best-seller erotico “Cinquanta sfumature di grigio” e, ancora, la possibilità di scattarsi selfie con tenute da estremista islamico.
Banksy ha realizzato all’interno del parco anche dei graffiti, come quello dei due ragazzi che osservano una ragazza nuda dietro la tenda, ma anche delle installazioni, come la Sirenetta segmentata da un disturbo televisivo, o le bagnarole sul mare con riprodotti al loro interno i migranti o, ancora, l’orca che uscendo da un water salta in un secchiello.
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- Dismaland Fonte: espoarte.net
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- Dismaland e l’animatore che vende i palloncini Fonte: thenewyorker.com
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- Finti controlli di sicurezza Fonte: slate.com
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- Attacco dei piccioni Fonte: businessinsider.com
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- Graffito di Banksy Fonte: blik.ch
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- L’orca che salta nel secchiello Fonte: nytimes.com
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- Installazione con i migranti Fonte: lifegate.com
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- Paparazzi fotografano Cenerentola dopo l’incidente della sua carrozza Fonte: codylee.com
Banksy ha realizzato Dismaland in soli 4 mesi e in totale segretezza, facendo credere che stessero allestendo un set cinematografico. L’iniziativa ha portato più di 4.000 visitatori giornalieri, permettendo anche il riscatto di una località come Weston-super-Mare, prima caduta in disgrazia, e ora invece nuovamente valorizzata grazie a questo artista eclettico e spregiudicato.
La seconda parte del documentario è invece dedicata alla misteriosa vita del writer di Bristol, alle sue origini incerte e alla sua produzione artistica che ormai annovera centinaia di graffiti in tutto il mondo, realizzati grazie alla tecnica dello stencil, che è diventato il suo tratto distintivo di riconoscimento.

Brexit by Banksy
Fonte: artslife.com
Una volta finita la proiezione, ci siamo addentrati finalmente all’interno della mostra. Cross the Streets ripercorre il fenomeno del Writing e della Street Art mondiale, analizzando una manifestazione artistica e mediatica fra i più influenti degli ultimi quarant’anni. Una controcultura, ormai diventata ampiamente mainstream, che entra all’interno delle mura del MACRO, dove sono già presenti interventi permanenti di street/urban art realizzati da Bros, Ozmo e Sten&Lex.
L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Regione Lazio, ideata e prodotta da Drago, in collaborazione con nufactory (promotore e ideatore di Outdoor Festival), progetto ABC della Regione Lazio e con il supporto organizzativo e servizi museali di Zètema Progetto Cultura. La mostra è inoltre patrocinata dal CONI.
Il progetto, curato da Paulo Lucas von Vacano, nasce da alcuni concetti fondamentali della ricerca di sulla controcultura street e tutte le sue declinazioni. Come scrive nel catalogo “La strada osserva. La strada governa […] Scegliere la creatività a discapito della criminalità è una posizione che incentiva l’arte, la musica e lo sport. La rivoluzione avviene quando la strada entra nel museo e il museo si trasferisce nella strada. Chi sopravvive alla strada governa il mondo!”

installazione del murale di OBEY
Credits: GDG press
L’intera mostra è allestita dallo Studio Ma0, un team di architetti fondato nel 1996 a Roma specializzato in allestimenti e installazioni multimediali, nella convinzione che l’architettura sia un sapere in grado di unire tra loro diverse discipline e geografie del territorio. Lo studio riflette sull’architettura come sistema di regole spaziali – playground – capace di produrre e modificare relazioni tra spazi e abitanti, tra pubblico e privato, tra artificiale e naturale.
L’allestimento di Cross the Streets porta fin dentro il museo il linguaggio della street art: per l’occasione il MACRO viene contaminato da elementi leggeri e temporanei, dalla segnaletica orizzontale che dalla strada entra direttamente nella sala grande, ai teli da impalcature che ne trasformano il grande spazio in una scena urbana da esplorare. Molti dei materiali saranno riutilizzati nei cantieri edili, facendo così di Cross the Streets il più importante allestimento produttivo realizzato da Ma0, il passaggio di un processo costruttivo in cui gli sprechi sono ridotti al minimo e i materiali impiegati riutilizzati altrove.
Unica avanguardia in grado di unire assieme gioventù, periferie e minoranze della globalizzazione, l’arte urbana, in tutte le sue forme – dal writing, ai graffiti, dal muralismo alla street art – ha influenzato profondamente l’immaginario collettivo: partendo da fenomeno underground di protesta giovanile questa pratica artistica è arrivata a contaminare tutti i campi, dalla moda alla musica, dal cinema alla fotografia fino alla pubblicità e, più in generale, è diventata di dominio pubblico. Lo scopo di Cross the Streets è quello di indagare, a livello globale, la potenza e la fascinazione di questa multimedialità fissandone le linee guida, i pionieri mondiali, i fenomeni di costume da essa generati e, a livello locale, la storia del graffitismo romano.

NAPAL – BRUS 2 (2009)
Fonte: GDG press
La mostra si può suddividere in tre macro-sezioni: “Street Art Stories”, “Writing a Roma, 1979-2017” e i “Milestones”.
La sezione dal titolo “Street Art Stories” ospita una selezione di artisti e opere che – riuniti sotto la stessa visione – permettono allo spettatore di avere una panoramica più chiara possibile della nascita e dell’evoluzione del fenomeno della Street Art. Appena entrati si viene colpiti dall’installazione site specific dell’artista franco americano WK Interact che, con il suo lavoro di ben 14 metri di ampiezza, ha dato vita a una scena simbolo della sua ricerca dinamica.

WK Interact – site specific
Fonte: GDG press
Poi, oltre ai rinomati mosaici dell’artista francese Invader che hanno invaso le strade di Roma nel 2010, si può osservare Middle East Mural, una maxi tela lunga più di 10 metri di Shepard Fairey aka Obey the Giant che viene esposta per la prima volta in Europa, accompagnata da più di trenta pezzi mai esposti a Roma in grado di dare una visione tout court sul lavoro di uno dei più famosi artisti americani.
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- Invader – Twin Peaks (2008) Fonte: GDG press
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- Invader – The green ghost Fonte: GDG press
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- Obey Giant – Angela Davis (2005) Fonte: GDG press
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- Obey Giant – Mao money (2003) Fonte: GDG press
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- Obey Giant – Stalin (1998) Fonte: GDG press
Si prosegue poi con Keith Haring Deleted, una testimonianza fotografica di Stefano Fontebasso De Martino a cura di Claudio Crescentini, con in mostra una serie di foto, presenti nella collezione del MACRO – CRDAV, relative all’intervento di Keith Haring sul Palazzo delle Esposizioni (1984), successivamente “cancellato” in occasione dell’arrivo del Presidente Gorbaciov nella Capitale. Sempre di Stefano Fontebasso De Martino sono anche le fotografie (1984-86, coll. privata) di un altro intervento artistico di Keith Haring a Roma, realizzato durante un suo secondo soggiorno nella Capitale sui pannelli trasparenti del ponte sul Tevere, dove transita la metropolitana linea A del tratto Flaminio-Lepanto. Anche questo intervento poi in seguito “deleted”.
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- Keith Haring – Deleted, Roma, Palazzo delle Esposizioni (MACRO- CRDAV) Fonte: GDG press
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- Keith Haring – Deleted, Roma, Palazzo delle Esposizioni (MACRO- CRDAV) Fonte: GDG press
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- Keith Haring – Deleted, Roma, Palazzo delle Esposizioni (MACRO- CRDAV) Fonte: GDG pressKeith Haring – Deleted, Roma, Palazzo delle Esposizioni (MACRO- CRDAV) Fonte: GDG press
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- Keith Haring – Deleted, Roma, Palazzo delle Esposizioni (MACRO- CRDAV) Fonte: GDG press
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- Keith Haring – Deleted, Roma, Ponte della Metro A Fonte: GDG press
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- Keith Haring – Deleted, Roma, Ponte della Metro A Fonte: GDG press
Altri lavori importanti sono i site specific: ad alcuni artisti simbolo del movimento è stata riservata uno spazio del museo, nello specifico 5×10 metri, per esprimere liberamente la propria arte fra dripping, installazioni, lettering, stencil, poster e lavori su tela. Fra i nomi di artisti internazionali coinvolti il graffiti artist tedesco Daim, king della tecnica 3D, Chaz Bojourquez, capostipite dello stile del lettering West Coast e idolo di tutto il mondo dei tatuaggi, Evol, famoso per le sue installazioni di paesaggi urbani in miniatura, e fra i romani Diamond, con la sua estetica fra il liberty e il tatuaggio old school, il maestro dello stencil Lucamaleonte e JBRock che ha portato una collezione di poster direttamente dai suoi interventi in strada.
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- DAIM at work / ©Simon d’Exé
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- DIAMOND – work in progress ©Simon d’Exéa
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- Chaz Bojorquez – site specific Fonte: GDG press
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- Lucamaleonte – site specific Fonte: GDG press
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- JB Rock – work in progress Fonte: GDG press
Fra gli altri artisti in mostra che ci hanno colpito in modo particolare citiamo DozeGreen, Marion Peck, Nick Walker, Miss Van, Stella Tasca e, per la sezione dedicata al pop surrealism, Ron English.
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- Stella Tasca – Lights of the skeleton Fonte: GDG press
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- Marion Peck – Landscape with a submerged dear (2008) Fonte: GDG press
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- Miss Van – Senza Titolo, (2007), acrilico su legno Fonte: GDG press
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- Nick Walker Fonte: GDG press
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- Ron English – Mc Supersized (2009) Fonte: GDG press
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- Ron English – Marilyn with Mickeys (2009) Fonte: GDG press
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- Ron English – Elvis Elvis, (2009) Fonte: GDG press
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- Doze Green – Kenny the Prince Fonte: GDG press
La sezione “Writing a Roma, 1979-2017” che ospita una ricerca dedicata al rapporto speciale che lega Roma al Writing fin dal dicembre 1979, quando la Galleria La Medusa ospitò la prima mostra di graffiti organizzata fuori dagli Stati Uniti, è curata da Christian Omodeo, fondatore di Le Grand Jeu, agenzia e bookstore di Parigi specializzata in arte urbana. La riscoperta di un gruppo di opere di Lee Quinones e Fab 5 Freddy, esposte in mostra per la prima volta dopo essere state date per disperse per quasi quarant’anni, apre un percorso espositivo altrimenti incentrato su diverse generazioni di writers locali che, dagli anni ‘80 fino ad oggi, hanno fatto di Roma una delle capitali del Writing internazionale. In nessun’altra città al mondo, infatti, le metropolitane e i treni del sistema ferroviario urbano sono stati dipinti con la stessa continuità – quasi trent’anni – di Roma. Tra gli artisti coinvolti, oltre a Lee Quinones e Fab 5 Freddy, vanno citati Napal e Brus, Jon e Koma, Imos, Pax Paloscia, Rebus e le crews TRV e Why Style.
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- NAPAL – BRUS – 2009 Fonte: GDG press
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- NAPAL – BRUS IN ACTION Fonte: GDG press
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- Terrore Visivo, Metro A Credits: Jon ZTK
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- Imos Fonte: GDG press
Un’ulteriore sezione riguarda i “Milestones” ossia gli eventi imprescindibili che hanno contribuito alla costituzione di questo movimento come le mostre dei primi anni 2000 dello Studio 14, l’International Poster Art, il progetto Izastikup, la nascita dell’Outdoor Festival e “Fuck You All”, mostra del 1998 di GlenFriedman le cui opere verranno raccolte dalla curatrice Rita Luchetti Bartoli.
Il logo di Cross the Streets è stato realizzato da Deep Masito, già fondatore e frontman del noto gruppo rap underground Colle der Fomento e ora tra i più famosi lettering artist.

Logo Cross the Streets ideato da Deep Masito
La mostra Cross the Streets sarà accompagnata dalla realizzazione da parte della casa editrice Drago di un omonimo catalogo che documenterà tutti gli interventi in mostra con fotografie di Simon d’Exéa anche degli artisti a lavoro nel museo, delle opere e correlato da testi, interviste ai curatori e immagini d’archivio. Un documentario sul making of Cross the Streets sarà realizzato da Camillo Cutolo.
Durante la mostra, inoltre, verrà presentato il libro “The Street is Watching”, antologia di Street Photography che in 440 pagine raccoglie 50 anni di storia del movimento e racchiude il lavoro di più di cento artisti fra Mary Ellen Mark e Martha Cooper, passando per Bruce Davidson, Jim Goldberg, Nan Goldin e Ryan McGinley. Il libro è edito da Drago.

The Street Is Watching by Drago
Fonte: vimeo.com
Parallelamente alla mostra, la Sovrintendenza Capitolina organizzerà, fra giugno e ottobre, una serie di incontri su alcuni dei temi caldi della street e dell’arte urbana in generale, che vanno dal diritto d’autore alla proprietà e legalità, dalla conservazione all’iconografia e la semiotica del Writing, dalla fruizione alla produzione.
Il 20 maggio, inoltre, l’artista JBRock realizzerà un raro esempio di art sharing durante l’evento speciale intitolato “The Moleskine Black Wall”. L’opera, “Moleskine, il tuo universo”, verrà prodotta su un muro di 12 metri composto da 960 classici taccuini Moleskine. Gli stessi usati correntemente dai writers per preparare gli sketch dei loro lavori e chiamati appunto black book. Ciascuno dei taccuini, in vendita durante la mostra, sarà taggato da un QR code che oltre a certificarne l’autenticità, permetterà ai proprietari di iscriversi tramite la piattaforma Vericode, messa a disposizione da TraceToo, al network degli art sharing owners del Moleskine Black Wall. Gli art sharing owners potranno così essere contattati in futuro per organizzare nel mondo nuove esposizioni dell’opera “Moleskine, il tuo universo”. Il ricavato della vendita sarà donato in beneficienza ad ARTEinMENTE che in occasione della live performance dell’artista JBRock sul Moleskine Wall, riunirà in un workshop educativo i numerosi bambini e le loro famiglie coinvolti in questo progetto.
Dal 7 maggio al 1° ottobre 2017
Da martedì a domenica ore 10.30-19.30
Chiuso lunedì
Ridotto: € 8,00
Ridotto: € 7,00
Tel. +39 060608 (tutti i giorni ore 9.00-19.00)
Per maggiori informazioni visitate il sito www.crossthestreets.com