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Bohemian Rhapsody il film sui Queen e sui loro primi quindici anni nel mondo del rock andrebbe visto non solo dai fans, ma da chiunque ami il genere rock.

Bohemian Rhapsody è il film diretto da Bryan Singer e il subentrato Dexter Fletcher sui primi quindici anni dei Queen, quella che forse è la band rock più famosa di sempre.

Bohemian Rhapsody ricostruisce l’ascesa dei Queen dal 1970 fino al 1985, mettendo in risalto la difficile personalità di Freddie Mercury, il frontman della band. Ciò nonostante tutti i membri del gruppo vengono caratterizzati e ricevono il giusto spazio nell’arco dei 130 minuti di pellicola.

Il lato tecnico è abbastanza soddisfacente: la regia risulta dinamica con dei guizzi davvero interessanti; il montaggio e lo fotografia sono funzionali, anche in questo caso con dei particolari che entusiasmano ed altri che sono nella norma.

I nomi dei registi sono due perché Bryan Singer non ha finito il film a causa di una brutta discussione con Rami Malek.
Per fortuna a finirlo ci ha pensato Dexter Fletcher, abbastanza esperto da gestire bene la “patata bollente”.

Rami Malek mentre interpreta Freddie Mercury (fonte: wikipedia.org)
Rami Malek mentre interpreta Freddie Mercury (fonte: wikipedia.org)

Il cast è stellare: Rami Malek è Freddie Mercury, frontman dei Queen; Gwilym Lee il chitarrista, Brian May; Ben Hardy nel ruolo di Roger Taylor, il batterista; Joe Mazzelloè John Deacy Deacon, il bassista; Lucy Boynton veste invece i panni del più grande amore di Freddie, Mary Austin; Aidan Gillen è invece John Reid, il primo manager della band; Allen Leech nel ruolo del manager personale di Freddie, Paul Prenter; Tom Hollander come secondo manager dei Queen, Jim “Miami” Beach; Aaron McCusker è Jim Hutton, fidanzato di Freddiefino al giorno della sua morte; Mike Myers infine, nei panni di Ray Foster, il produttore della casa discografica EMI, conosciuto per essersi lasciato sfuggire dalle mani i Queen.

Quello che invece ci fa urlare di gioia, oltre ovviamente la colonna sonora composta dalle canzoni più celebri dei Queen, è l’interpretazione degli attori.
In particolar modo di Rami Malek. Infatti l’attore di origini egiziane che deve la sua fama, prima di questo film, alla serie TV Mr. Robot, non interpreta Freddie Mercury, lui è Freddie Mercury!
Pensate che anche se nella maggior parte delle scene cantate vengono usate delle registrazioni, a volte è lo stesso Malek a cantare. Semplicemente perfetto, maniacale, profondo: insomma un’interpretazione da Oscar, oltre che da brividi.

Passando alla sceneggiatura, c’è da dire che l’inizio non è dei migliori, si tende a correre troppo e la prima mezz’ora è trattata davvero in modo superficiale; non si riesce nemmeno a percepire bene il progresso dei Queen, i loro guadagni e come il successo abbia cambiato le loro vite. Fortunatamente nella parte centrale il film si assesta. La storia si concentra molto sulle relazioni personali tra i membri del gruppo e non solo. Perché uno degli aspetti migliori del film è il rapporto che c’è tra Mary Austin e Freddie Mercury, un qualcosa che va al di là anche dell’amore stesso.

I due si amano dall’inizio alla fine, sono entrambi l’amore della vita dell’altro, anche senza essere più sposati; questo perché la loro è una relazione basata sulla fiducia e sulla stima, sull’aiutarsi reciprocamente senza seguire i propri fini. Se finiscono per divorziare è perché Freddie finalmente riesce a fare coming-out e ad accettare se stesso (si dichiara bisessuale), cosa molto difficile considerando l’epoca in cui era cresciuto e viveva, dunque non c’è stata neanche una colpa effettiva di uno dei due per la fine del loro matrimonio. Restano in un rapporto quasi fraterno, migliori amici.

Gli attori principali di Bohemian Rhapsody nella parte della rock band Queen (fonte: wikipedia.org)
Gli attori principali di Bohemian Rhapsody nella parte della rock band Queen (fonte: wikipedia.org)

La parte più interessante di Bohemian Rhapsody, come avrete potuto capire, è quindi proprio quella legata all’interiorità di Freddie, la figura di rilievo dei Queen, e che quindi per forza di cose assume un ruolo centrale, da protagonista del film.
Lui è un uomo di origini tanzaniane, nato a Zanzibar ed emigrato poi insieme alla sua famiglia a Londra. Cerca in tutti i modi di crearsi una nuova identità, di staccarsi dalle proprie radici, anche perché soggetto a episodi di razzismo (veniva spesso chiamato “Paki”, ossia pakistano, per il colore della sua pelle). Infatti cambia ufficialmente il suo nome da Farrokh Bulsara a Freddie Mercury, che non è quindi un semplice nome d’arte ma la vera e propria creazione di una nuova identità, che schiaccia quella passata.

Inoltre ha paura di mostrare la sua vera sessualità dall’inizio, indossando i panni e i modi di fare dell’uomo macho e virile. Questa paura si accoda a quella del razzismo, poiché il cantante temeva di incrementare l’odio verso di lui dichiarandosi gay.
Con la sua musica riesce a farsi coraggio, dà sfogo alle sue emozioni e finalmente l’istinto ha la meglio. Del resto è stata proprio la musica e quella incontrollabile voglia di emergere ad aver reso i Queen chi sono oggi. Ossia, degli emarginati dalla società che si rivolgono ad altri emarginati, (così si definiscono nel film).
Così infrangono le convenzioni sociali, mettendo in discussione gli stereotipi e dando vita ad un sound memorabile e dei testi iconici.

Dalla parte centrale alla fine del film, Freddie cambia più volte idee su se stesso e sulla sua famiglia (sia su quella biologica che su quella “acquisita” dei Queen), e ci vengono mostrate le sue fragilità, la negazione di sé e le tensioni che ci sono state con gli altri membri della band, fino ad arrivare alla maturazione del cantante ormai consumato dalla vita e malato di AIDS. Forse sarebbe stato meglio mostrare di più al pubblico quanti rapporti effettivamente Freddie abbia avuto con gli uomini e quanto sia entrato in contatto con la droga, aspetti che invece vengono soltanto accennati e lasciati intendere, ma non approfonditi (la scelta però è comprensibile, altrimenti avrebbero dovuto vietare il film).



Massimo Pandorani
Massimo Pandorani

Editor della sezione cinema

Non passa giornata in cui non guardo un episodio delle mie serie tv preferite. Da sempre impazzisco con i film thriller e gli horror.