Canova: la indie pop band italiana si è ufficialmente sciolta nel 2020. Per il frontman Matteo Mobrici è però già iniziata una carriera da solita.
I Canova hanno detto basta: decidendo per il loro scioglimento salutiamo un gruppo che, tuttavia, non ha preso la strada giusta per fare davvero la differenza.
Sono tempi di magra dal punto di vista musicale, e diciamocelo, questa è la notizia più ghiotta del momento. Di cosa stiamo parlando? Certamente dell'annuncio rilasciato sui social dai Canova, per intenderci quello relativo al loro recentissimo scioglimento.
Millantando un’impellente necessità di cambiamento, di quella svolta radicale che solitamente urge all’apice della maturità di una band, quindi, l’ormai terzetto milanese ha deciso di chiudere i battenti, salutando il suo pubblico con appena due album in studio all’attivo.
Manipolando il titolo di un celebre capolavoro del cinema russo, insomma, i Canova ci lasciano intendere di voler attendere per sperimentare, per rinnovarsi, per dare nuova linfa ad un progetto che, ormai, indossa le stesse meste vesti di una storia d’amore al suo tramonto. Insomma, ricchi di bei propositi e di parole sature di uno zuccheroso ottimismo, la band di Matteo Mobrici e soci (Fabio Brando e Gabriele Prina) ci promette di tornare prima o poi in seguito a quello che dovrebbe essere un restiling totale delle fattezze stesse della poetica dei Canova. Ma di quale poetica, di quale cambiamento stiamo parlando?
A nostro avviso, i Canova non hanno neppure realmente posto le basi per un qualcosa di concreto, figuriamoci ora che significato possa assumere lo stare ad attendere la loro prossima e ventura epifania catartica. Ci domandiamo seriamente, quindi, quanto tutto ciò possa essere di giovamento per il già carente panorama nostrano. Sì, perché, in tutta onestà, non crediamo che qualcosa davvero possa cambiare vista la costante fame commerciale di band e produzioni di questo calibro. Ancora, insomma, non avevano neppure cominciato a dirci davvero qualcosa. A questo punto sarebbe stato preferibile un religioso silenzio ad libitum, ma andiamo con ordine.
Intanto, e giustamente vista l’imminenza del caso, non sono state chiarissime le modalità di questa improvvisa interruzione, tuttavia la cosa non ci sconvolge più di tanto, come dicevamo in apertura. Alla fin fine di gruppetti sparsi alla “sono solo canzonette” ne abbiamo piene le tasche e le radio, quindi, uno in più o uno in meno la differenza non potrà mai essere sostanziale.
La promessa di un rinnovamento, alla fin fine, non potrebbe che farci piacere, a patto di ritrovarci davanti davvero un gruppo di altra estrazione e specie. Insomma, di maturità stilistica e formale non se ne è vista l’ombra nei rispettivi Avete ragione tutti (2016) e Vivi per sempre (2019), quindi, carissimi Canova, se decideste di tornare alla ribalta non regalateci un mappazzone indorato di quello che già avete partorito. Non ce lo meritiamo, anche se accettiamo quanto il rischio possa essere dietro l’angolo.
Il punto da centrare in tutta la questione è, a nostro avviso, uno ed uno solo: la qualità, quella qualità indiscutibile che fino ad oggi ha scarseggiato nella produzione dei secessionisti meneghini in questione. Tante canzoncine carine, ad hoc con la stagione, ma poi cosa resta? Solo un grandissimo, enorme niente che li destinerà a finire nel dimenticatoio al prossimo successo discografico di qualcuno con un appeal ancor più facilotto e trainante del loro.
In realtà ci sembra che la mossa della rottura non sia stata poi così furba: non essendo una band con una maturità tale da poterselo permettere, avrebbero potuto rifletterci un attimo in più, magari continuando un lavoro nel loro sottosuolo, in sordina. La scelta di mollare apre un destino ancor più incerto di qualsiasi pausa di riflessione, quindi, vista l’avventatezza del caso, non sappiamo quanto possa davvero giovargli. Sicuramente noi abbiamo un gruppo in meno da skippare in radio, questo è certo.
Salutiamo, quindi, i Canova, con la consapevolezza che di loro rimarrà ben poco ai posteri. Gli auguriamo, per loro ma soprattutto per noi, di tornare prima o poi con nuove vesti, con rinnovata audacia (se mai di audacia, nel loro caso, si sia mai potuto parlare). Se non volete rimanere intrappolati nella scomoda etichetta di meteore, riflettete il giusto e tornate prendendovi davvero tutto stavolta, sempre se ne sarete capaci.
Nutriamo ovviamente i nostri più sinceri dubbi, ma nonostante questo prometteteci un’azione anti-riciclaggio, che ne abbiamo abbastanza di rimpastoni nostalgici di passati discutibili. Nel caso, detto alla Fantozzi, abbiate pietà.
Il frontman dei Canova, Matteo Mobrici, dopo lo scioglimento della band ha avviato una carriera solista, che per il momento conta un paio singoli: "Scende" (feat. Gazzelle) e "Povero Cuore" (feat. Brunori Sas).
Editor della sezione musica
Violoncellista con una passione per la salsa, amo scrivere delle mie passoni e di quello che mi colpisce. In particolare di musica e concerti.
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