Food Design, la disciplina con cui rendere cibi e piatti belli e accattivanti. La nuova tendenza che vuole rendere i piatti non sono buoni ma anche belli.
Il food design vuole unire due arti che a prima vista sembrano non avere poco o niente in comune, la cucina e il design. L'arte, si sa, non ha confini e proprio dal connubio della cucina e del design è nata una nuova disciplina: il Food Design.
Il food design si può considerare come un mix tra arte, cucina e ideazione, che dà vita a vere e proprie opere d’arte da mangiare, piatti che somigliano a dipinti e a cibo che diventa bello, oltre che buono.
Una materia vasta e complessa, che passa attraverso ricette, attrezzature, ideazione dell’alimento dalla sua forma originaria fino alla sua trasformazione e alla realizzazione di un packaging accattivante, alla comunicazione che lo farà conoscere.
Il Food Design potrebbe sembrare, ad una prima impressione, inutile, poco pratico e poco efficace: chi mai potrebbe essere interessato a pietanze ben impiattate, se quel che conta è il loro sapore e la qualità?
Eppure, la prima grande “sostenitrice” di questa nuova disciplina è l’industria della pubblicità, che ne sfrutta le potenzialità per proporre ed ideare soluzioni innovative per i prodotti (si pensi alla tazzina da caffè sotto forma di biscotto) o per le confezioni che li contengono.
Altro campo di applicazione è quello che prevede la consulenza alle aziende della ristorazione, al fine di studiare le forme dei piatti e ogni altro elemento di corredo (bicchieri, posate, ecc.) affinchè siano coerenti con la filosofia del ristorante.
“Se la food experience è efficace e piacevole, il cliente vorrà ripetere l’esperienza e la consiglierà ai suoi amici”. Come negare che sia vero?
In realtà, a bene vedere, l’arte dell’impiattamento, quello che a tutti gli effetti si può considerare un antenato del food design, si ritrova già nel passato. Nel Medioevo, per esempio, i pasti come stufati o polente venivano serviti ai reali all’interno di pagnotte scavate, ciò accadeva per distrarre i commensali dalla mancanza di grande raffinatezza e sapore delle pietanze.
Alcuni cuochi decoravano i piatti con il piumaggio degli animali che avevano cucinato e decoravano le carni servite ai re e ai membri della corte con foglie d’oro.
Ma la prima vera forma di “impiattamento artistico” si deve al Giappone e alla sua cucina kaiseki, una forma di pasto tradizionale che include tante piccole portate assemblate in piccoli piatti disposti elegantemente, di cui viene curato ogni minimo dettaglio, dall’abbellimento alla disposizione degli stessi.
Editor della sezione food
Mi occupo di cibo e ristorazione da molti anni. Amo la pizza e la cucina vegetariana, anche se di tanto in tanto apprezzo un buon hamburger o una tagliata.
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