Sbatto la testa sul foglio bianco. Il caldo mi entra in testa, mi mette alla prova.
Reagisci ?
Chiudi gli occhi, odore di caffè nell’aria, li riapri e riprendi a scrivere. Fermarsi è morire, ti dici.
Guardi fuori, senti gli odori, i ritmi segreti dell’estate.
Quella stessa estate che dura troppo, quell’estate dove il vento non soffia, dove sembra di stare bloccati per sempre in un’istantanea
Tutto è fermo. E a te non piace.
Eppure sai che c’è sempre qualcosa su cui scrivere, basta solo osservare. Fare un passo indietro. Che a volte non è altro che un passo avanti.
Apprezzo ciò che attorno, mi concentro sulle cose importanti, respiro.
Forse l’estate serve proprio a questo: riflettere, rivalutare. Scegliere cosa vogliamo, cosa non vogliamo, cosa è veramente importante.
Ricarico le batterie e penso: sono pronto. Voglio scrivere, partire, vivere.
Intorno a me c’è ancora tanta bellezza da essere scoperta, fermata, raccontata.
In fondo, a settembre tutto ricomincerà a muoversi, e noi assieme a lui.
Esco fuori, a piedi scalzi. Tutto è fermo. Di nuovo.
A volte le cose seguono un ritmo che non possiamo sentire. E forse quello dell’estate è proprio questo. Il ritmo del silenzio, interrotto per un secondo dal volo di un insetto. Ed è un bel ritmo a farci caso. Sta tutto nel sentirlo.
Sta tutto nel capire, senza giudicare.
Penso che avrei potuto capire l’estate meglio, se non fossi stato troppo impegnato a lamentarmi.
E ora siamo già ad agosto e penso che è sempre più vero, che delle cose importanti, ce ne accorgiamo sempre troppo tardi.
Ph. credits ©Alessio De Santis